La gente del Medioevo era ignorante e credulona, superstiziosa e devota. Credeva nella magia, nelle streghe, nel malocchio; ma nello stesso tempo era profondamente religiosa e venerava le reliquie dei santi. |
Il
rinnovamento della cultura |
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Nel Medioevo il sapere era saldamente nelle mani della Chiesa: gli intellettuali erano quasi tutti dei chierici e la cultura era incentrata sulla religione e sulla teologia studiata sui testi sacri. I problemi fondamentali degli uomini di cultura del Medioevo riguardavano la fede e la salvezza dell’anima; la conoscenza della natura e dell’universo era invece un mondo secondario. Scienza e religione cominciano a separarsi. Nel Medioevo anche i maggiori movimenti di rinnovamento culturale erano avvenuti all’interno di un discorso religioso. Nella Chiesa c’era da tempo il desiderio di un rinnovamento morale, che veniva predicato in particolare dai francescani. Essi contrapponevano allo sfarzo e al nepotismo dei papi un Cristo povero e davano valore all’esperienza religiosa individuale contro l’autorità della gerarchia ecclesiastica. Nella loro concezione la fede era un fatto personale, un
contatto diretto e individuale con Dio. In questo modo la religione, cioè la
conoscenza di Dio, finiva per essere qualcosa di diverso da tutte le altre
forme di conoscenza. La rinascita degli studi scientifici. In questo nuovo clima alcune scienze, come la fisica e la medicina, ricevettero un grande impulso. Nell’università di Parigi si studiavano le cause e le leggi dei fenomeni fisici, ad esempio ci si chiedeva quali erano le forze che facevano muovere gli oggetti della natura. I fenomeni fisici, così, non erano studiati più soltanto per dimostrare l’esistenza di Dio. La scuola dei fisici parigini non fece delle grandi scoperte scientifiche e non riuscì a elaborare delle teorie fisiche innovatrici. Essa ebbe comunque molta importanza perché tornò a interessarsi direttamente ai fenomeni della natura e a rimettere in discussione la concezione del mondo che era stata elaborata da Aristotele ben diciotto secoli prima.
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UNA CULTURA LENTA NEL TEMPO E VARIEGATA NELLO SPAZIO. Oltre alla cultura dei filosofi, dei letterati e degli artisti, non dobbiamo dimenticare che c’è un’altra forma di cultura che si esplica nella vita di tutti i giorni, nella quale trovano riscontro i sentimenti, i rapporti tra la gente, i gesti, i problemi pratici e gli oggetti di uso comune. Anche questa è una cultura che si trasforma, ma molto più lentamente, quasi in modo impercettibile. È una lentezza che noi oggi fatichiamo a immaginare, perché quasi ogni anno la tecnologia ci procura oggetti e strumenti nuovi, perché le mode cambiano rapidamente la foggia degli abiti e dei mobili, perché anche i modelli di comportamento mutano nel corso di qualche decennio, spesso da una generazione all’altra. Nel Medioevo invece le trasformazioni erano più lente; in compenso erano maggiori le differenze da luogo a luogo. Ogni città aveva delle tradizioni alimentari tipiche e delle forme particolari di artigianato. Si parlavano solo i dialetti e le lingue nazionali (come l’italiano o il francese) erano usate solo nelle opere letterarie. In ogni luogo l’esperienza di secoli aveva mostrato un diverso modo di costruire le case con i materiali disponibili. Era insomma un mondo più variegato del nostro. Nel medioevo le differenze e i mutamenti si vedevano più nello spazio che nel trascorrere del tempo.
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LA CULTURA E LA SCIENZA NEL MEDIOEVO
Leggere e scrivere: questione per pochi In tale epoca non esistevano i media quali giornali, riviste, radio e televisioni. Vi erano libri, ma non industrie editoriali che li stampassero per un grande pubblico. Scritti da monaci-copisti, che così facendo si guadagnavano il Paradiso, i testi erano oggetti rari e irraggiungibili ai più. Si scriveva su fogli di pergamena che erano tratti dalla pelle degli agnelli (pergamene più pregiate), e di pecore, secondo procedimenti elaborati. Pochi libri per pochi lettori in quanto pochissimi sapevano leggere e scrivere e laico era sinonimo di illetterato. Tale analfabetismo avrebbe fatto arrossire di vergogna l’Europa e gli spiriti degli antenati greci e romani. Ma nessuno si meravigliava di tutto ciò, neanche i principi e i re. In mezzo a tanta ignoranza emergeva la Chiesa, unica istituzione religiosa e culturale del tempo, dove veniva impartito l’insegnamento della cultura moderna e la sapienza dell’antichità classica. Vescovi e abati erano i soli che sapessero discorrere e tenere la penna in mano, e le chiese e i conventi conservavano le antiche conquiste del genere umano: scienza, letteratura, scultura e lingua latina. Da cui ebbe origine la grande cultura medievale punto di incontro tra sapere classico e Rivelazione. Le scuole ecclesiastiche Carlo Magno aveva incaricato chierici e dotti ecclesiastici affinché aprissero scuole pubbliche e gratuite. Le scuole erano due: la prima destinata a coloro che intendevano approfondire gli studi, la seconda era una sorta di scuola elementare o primaria. Queste furono incisive per il sapere in Europa.
Ignoranti affamati di sapere Che cosa studiavano? L’interesse degli studiosi si rivolgeva principalmente alla Teologia, che poi venne affiancata dalla Filosofia. Si svilupparono anche scienze più pratiche, legate alle necessità quotidiane. Risultato del contatto con il mondo arabo e con gli studiosi islamici fu ad esempio la nascita di una grande scuola di medicina, che si rivelò di grande utilità nel bloccare la diffusione della peste del Trecento. Inoltre, in seguito all’intensificarsi dei commerci, si sviluppò lo studio delle scienze matematiche. |